13Set

Il mare della domenica

 

Riflessioni di Antonio Colantuoni

 

Che colore aveva oggi il mare?

Domanda senza una risposta definita. Forse un solo colore, mille colori, diecimila luci, un milione di sfumature. Aveva il colore che più ricordo, quello che come su una vecchia pellicola mi è rimasto dentro.

Per me oggi era bluette, copiativo brillante, un colore inchiostro con dentro del viola, quella tonalità con una traccia di follia francese.

Bellezza eccessiva, sfacciata, aggressiva, esagerata.

Un km prima aveva il colore della paura, della minaccia, della materia primordiale pronta a castigare, intimorire, annientare. Onde che muovevano colline di acqua, magnifiche, solenni, maestose. Qualcuna custodiva dentro le urla dei naufraghi, mentre quel bluette del poco dopo sapeva di grida di bambini sulle spiagge del tempo infinito.

Un mare nero e un mare blu si guardavano da vicino, stessa acqua sotto lo stesso cielo e noi in mezzo a galleggiare.

Pagaiare è libertà di sentire, vivere, vedere.

Non eravamo in molti oggi alla Punta di Portofino, non gli stessi che si fotografavano sulla piazzetta tra tavolini, barche e gabbiani accattoni.

Pagaiare ha il privilegio di rompere gli schemi con cui ci si imprigiona nel quotidiano, annodati nelle ritualità della vita terrestre.

Pagaiare fa entrare in una dimensione particolare, là dove si mettono in gioco logiche per cui il corpo è scafo, le braccia pagaia; dove non è tutto lecito, perché nulla è scontato, niente è per caso, pochissimo è concesso da chi ci tiene in gioco e può decidere quando metterci fuori gioco.

Oggi in mare correvano le prime onde autunnali, quelle che incominciano a rompere la fissità estiva. Oggi noi 4 ci siamo divertiti tantissimo, perché avevamo la consapevolezza di essere lì,  privilegiati, prigionieri volontari di quella dimensione minima, come quella dei nostri kayak sprofondati nel blu.

Ciao ragazzi, grazie e …..alla prossima!

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