26Dic

Resoconto Litoranea Veneta Ottobre 2019

Premessa

Era da tempo che pensavo alla Litoranea Veneta. La curiosità di ficcarci il naso, anzi il kayak, era nata qualche anno fa, partecipando a “Casoni aperti”, dove l’uscita della domenica prevedeva di percorrerne un breve tratto. Poi, più di recente, una mappa dettagliata della laguna di Grado/Marano. Tra i nomi dei fiumi che arrivano al mare, le isole, le valli da pesca, c’erano anche loro: i canali dragati, di blu più intenso rispetto al resto, e capisci al volo la loro funzione “stradale”. Che poi è strano, per chi è abituato alla libertà di 10 cm di pescaggio, pensare che esistano strade sull’acqua o comunque percorsi quasi obbligati.

Siamo abituati a girovagare lungo rotte che scompaiono subito dopo il nostro passaggio, costruite in base ai venti, alle onde, alla forma della costa, o in base alla stanchezza accumulata.

Qui invece è il territorio della briccola, del fango, della salicornia, delle barene, di km e km di canneti pieni di una fauna che si fa sentire più che vedere, di infiniti ettari d’acqua salmastra con fondali di 40-50 cm, che con la bassa marea mettono in riga l’anarchia acquatica del kayak da mare.

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Io, Andrea ed Emilio siamo partiti giovedì mattina dallo scivolo del campeggio di Fusina, vicinissimo a Porto Marghera, sullo sfondo ciminiere e traghetti. Destinazione Aquileia.

Seguendo più o meno il canale di Fusina siamo rimasti a sud della Giudecca. La foschia impedisce di vedere con chiarezza Venezia. Procediamo verso est tra l’isola di S. Clemente e S. Servolo, poi davanti all’attracco traghetti del Lido, unico punto un po’ agitato per via del traffico marittimo.

Foto 1: Isola di S. Clemente

Quindi avanti costeggiando S. Erasmo, e da qui nel canale Treporti e nel Pordelìo. E intanto s’è fatta l’ora di pranzo, cerchiamo un posto per atterrare. Ma qui ci sono solo bordi fangosi alti più o meno 20 cm con l’erica e le altre pianticelle da laguna, nemmeno una spiaggetta per km… alla fine capiamo la situazione e facciamo uno sbarco “sturmtruppen”: Emilio tira qualche colpo energico per prendere velocità e lo vediamo salire a perpendicolo sul bordo fangoso con la chiglia, manco avesse un overcraft sotto le chiappe, mentre io e Andrea infiliamo le prue in un taglio della riva fangosa largo 60-70 cm, addentrandoci in questo scolo per circa 10 mt. Sbarchiamo come da copione, tirando fuori prima una gamba e poi l’altra, peccato che quando tentiamo di muovere i piedi restiamo incastrati nella melma e via che parte il primo volo tra le eriche. In un modo o nell’altro dovevamo fare la conoscenza di questo fango color antracite.

Foto 2: Emilio ed Andrea all’ingresso del canale Pordelìo

Si riparte poco dopo per passare nel Canale Casson e da lì, attraverso le conche del Cavallino, entrare nel letto del Sile.

Foto 3: le conche del Cavallino

Lungo la Litoranea Veneta, i canali sono separati dai fiumi mediante chiuse, o conche, che servono per proteggere le zone dei canali e le relative aree coltivate da situazioni di piena. In assenza di situazioni meteo critiche, restano aperte. Le conche del Cavallino sono le uniche che abbiamo dovuto farci aprire dal centro di controllo.

Entrando nei fiumi sentiamo subito la differenza di temperatura dell’acqua, qualche grado in meno rispetto ai canali e, tranne che nel Tagliamento, c’è davvero poca corrente.

Foto 4: bilance da pesca nel Sile

Sta già scurendo e dopo il Sile, arrivati a Jesolo, giriamo nel canale Cavetta, a metà del quale sta il nostro B&B. Ecco, forse l’avventura del giorno ci aspetta lì, a metà del canale, praticamente al buio. Con acume finissimo ho scelto un B&B affacciato sul canale. Però non ho tenuto conto del bordo, nel senso che c’erano sì dei bordi erbosi, e da google earth si vedevano bene, ma questi sono protetti da una linea ininterrotta di briccole che sbucano per circa 60 cm dall’acqua e un po’ ora ci fanno dannare. Ormai è chiaro, oggi è la giornata degli sbarchi fantasiosi. I 42 km si fanno sentire.

Il proprietario del B&B ci aspetta con una torcia sul bordo canale, per farci vedere dove fermarci.

E ora come facciamo? Decidiamo per uno sbarco a “zattera multipla”, Emilio contro le briccole, io e Andrea coi nostri kayak in prua e poppa, che scontriamo il kayak di Emilio e ci agganciamo alle briccole del bordo. Lui sbarca, poi andiamo su noi in qualche modo. Meno male che è buio mi vien da dire, tutta l’eleganza del kayak se ne è andata in questa risalita ignorante, meglio che nessuno l’abbia immortalata con foto imbarazzanti.

Il mattino dopo un bel sole e una colazione come si deve ci mettono di buonumore, nonostante la prima cosa che ci aspetta sia la ridiscesa dei 60 cm di briccole. I kayak hanno dormito tra le erbe alte a bordo del canale, un controllo nutrie nei pozzetti è d’obbligo..

Foto 5: preparazione dei kayak

Una volta superate le briccole del bordo, siamo di nuovo nel canale Cavetta, alla fine del quale le chiuse di Cortellazzo ci immettono nel Piave, bellissimo, proprio a poche centinaia di metri dallo sbocco al mare, con una luce argentata che mette in risalto le bilance e gli alberi tutto intorno.

Foto 6: la foce del Piave

Noi mettiamo le prue a nord, percorriamo controcorrente poche centinaia di metri nel Piave, e dopo poco entriamo nel canale Revedoli, quindi nel Largon, nel Commessera e finalmente nel fiume Livenza.

Foto 7: relitto di nave in legno all’incrocio tra canale Commessera e Livenza

Dal Livenza entriamo subito nel canale Saetta, che ci porta dritti dritti nel centro di Caorle, con stop tecnico pomeridiano in una birreria e struscio sul lungomare, a vedere le sculture ricavate dai pietroni della diga.

Si riparte da Caorle arrivando alla bocca di Volta, dove il canale Nicessolo diventa molto largo, da sembrare un lago, con tanti casoni vecchi e nuovi sulle rive, e ci porta ad uscire in mare per atterrare verso le 20 sulla spiaggia della Brussa.

Foto 8: tramonto nel Canale Nicessolo dopo la Bocca di Volta

Il mattino dopo, parecchio provati dall’umidità notturna, smontiamo il campo e risaliamo il Canale Nicessolo, quindi percorriamo il Canale del Morto, il Cavanella, il Canale dei Lovi e arriviamo a porto Baseleghe.

Foto 9: le briccole di Porto Baseleghe ci indicano la strada verso il Friuli.

Oltre porto Baseleghe, ci addentriamo nel canale che ci porta alla conca di Bavezzana Destra, tramite la quale entriamo nel Tagliamento, confine regionale tra Veneto e Friuli.

Questo grande fiume ci accoglie con acqua davvero freddina e corrente contraria non indifferente, ma comunque ne percorreremo solo un km e mezzo, con sosta pranzo nell’unica spiaggetta di fango (45 40 00 N – 13 03 46 E ) prima di immetterci, tramite la conca Bavezzana Sinistra,  dal fiume Tagliamento al canale omonimo, il quale dopo pochi km ci porterà, attraverso la Bocca dei Canali,  nella laguna di Marano.Foto 10: la chiusa Bavezzana sinistra

 

Foto 11: finalmente in laguna

A questo punto iniziamo a percorrere gli spazi lagunari, non più vincolati alle forme dei canali, spaziando dentro e fuori dalle briccole, e fa sempre un effetto speciale pagaiare su 40-50 cm d’acqua.

Siamo in pratica alle spalle di Lignano, il fondale molto basso tiene lontanissima da noi qualsiasi imbarcazione. Facendo un po’ di sforzo possiamo annullare il profilo dei mostri di cemento alla nostra destra, e immaginare di essere davvero in qualche luogo remoto.

Anche oggi il tempo è passato in fretta. Arrivati alla fine della lingua di terra dove si sviluppa Lignano, usciamo a mare e atterriamo sull’isola Marinetta.

Al mattino, risveglio domenicale con umidità pazzesca, ma non fa freddo e le stoviglie della sera si lavano in mare coi piedi in acqua. Unico elemento di disturbo qualche squadra di cacciatori: arrivano con barchette di metallo fino in spiaggia, scendono armati stile sbarco in Normandia e coi cani si addentrano nella bassa boscaglia alle spalle della spiaggia, a stanare dei fagiani che tentano invano di volare nel momento del dunque. E pure noi, che usiamo i cespugli alle spalle delle tende per altre faccende, un occhio di lato lo buttiamo, non sia mai che il nostro lato B venga preso per qualcosa di impallinabile…

Riprendiamo a pagaiare stando lato mare per qualche centinaio di metri, poi rientriamo in laguna nell’ingresso chiamato Porto S. Andrea.

Cominciamo a questo punto un girovagare in laguna nella luce mattutina, dove una leggera foschia rende tutto più ovattato e distante.

Alcuni casoni sparsi qua e là, piccole isolette senza nome o quasi, è l’ultimo giorno di pagaia. Le ore passano, la rotta è indefinita, è quasi ora di pranzo, nel pomeriggio poi imboccheremo il fiume Natissa verso Nord fino ad Aquileia..

Come dice Emilio, lui si sente praticamente già a casa…. qui c’è stato un mucchio di volte, ci guida ad occhi chiusi, conosce ogni conchiglia del fondale… si va un po’ a caso, anzi a naso…

Ma dove sta andando Emilio?” mi chiede Andrea….ad un certo punto l’abbiamo visto partire come un segugio sul fagiano di questa mattina, senza dire parola. Non riusciamo a richiamare la sua attenzione nemmeno con i fischi.

Un taglio” dice Andrea – “facciamo un taglio verso quegli alberi laggiù e forse lo raggiungiamo”…… ma Emilio è già avanti, c’è in visibilità un gruppo di alberelli particolari, che lui (ri)conosce bene, perchè nascondono la minuscola isoletta di Porto Anfora, che a sua volta ospita, guarda caso, la Trattoria ai Ciodi….

Un caffè, Emilio, chiediamo un caffè che poi ripartiamo subito” tentiamo di dire io e Andrea, mentre lo vediamo già sceso dal kayak correre verso la trattoria – “altrimenti arriviamo tardi ad Aquileia e chi la recupera più la macchina a Fusina entro sera?!”

Niente da fare…il tempo di annullare i 100 mt di ritardo con qualche colpo ben dato, arrivare allo scivolo e stappare il paraspruzzi che Emilio sta già tornando dal colloquio con la cameriera moldava che scodinzola all’aperto tra un tavolo e l’altro, foriero di notizie fresche….“La cameriera dice che oggi è l’ultimo giorno di stagione, si fa un solo giro, tutti i tavoli prenotati…e non fanno caffè….intendo caffè e basta. Però… sono le 12menunquarto, se ci sediamo subito e facciamo veloci lei un frittino ce lo porta!”…..Io e Andrea ci guardiamo in faccia: andata… e frittino sia!

Ecco sì, io e Andrea avevamo intuito subito come sarebbe finita, ma volevamo salvare la faccia e illuderci di restare fedeli alla tabella di marcia…. Ma meglio così….ostaggi dei tavoli di porto Anfora…..è l’ultimo giorno della nostra piccola avventura, passata a orientarsi tra queste Everglades nostrane e questi canali, dove le nutrie prendono il posto degli alligatori e con un po’ di fantasia puoi immaginarti già nel Mississippi….

Il frittino inaspettato ci fa svoltare la giornata…..il pranzo veloce si chiude a grappa, doppio giro è ovvio: in fin dei conti siamo stati gitani per quattro giorni, non possiamo presentarci nella città dei Patriarchi pallidi come alborelle!

 

Fig. 12: Andrea ed Emilio in trattoria a Porto Anfora

Un po’ di dati:

  • partenza: giovedì mattina (10/10/19) dal camping Fusina vicino Porto Marghera
  • arrivo: domenica pomeriggio (13/10/19) ad Aquileia
  • km percorsi: 130
  • Mappe Belletti Editore N03 “Laguna di Caorle” ed N02 “Laguna di Grado”

Un grazie ad Andrea Bresil ed Emilio Rigatti per la bella avventura vissuta insieme.

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